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mercoledì 8 giugno 2016

PER CUCINA.....E SALUTE:::

Quali sono i cereali e gli pseudocereali senza glutine? Facciamo chiarezza!


Quali sono i cereali e gli pseudocereali senza glutine? Facciamo chiarezza!

Come ormai noto a tutti, la reazione del glutine con l’acqua, nella fase di amalgama delle sostanze farinose, sprigiona le due semiproteine: la gliadina e la glutenina che, insieme, formano appunto il glutine.

Queste due sostanze sono sempre presenti in alcuni tipi di cereali per cui, coloro che sono predisposti a sviluppare l’intolleranza, devono astenersi assolutamente.

Ma procediamo con ordine e vediamo quali sono i cereali che contengono glutine e quali sono quelli che non lo contengono.

Ai primi appartengono il frumento, come abbiamo già detto, e inoltre farro, avena, segale, spelta, orzo e per quanto riguarda cereali d’importazione,  kamut, triticale, bulgur e cous-cous. Questi cereali, pertanto, vanno assolutamente evitati dai celiaci, così come vanno evitate le preparazioni, anche farmaceutiche, che contengono il glutine sotto forma di addensante e di pasta per amalgamare i preparati......

Vediamo adesso quali sono i cereali e gli pseudocereali senza glutine e quali sono le loro caratteristiche essenziali

I cereali che naturalmente sono privi di glutine sono il riso, il mais, il grano saraceno, il miglio, l’amaranto e la quinoa. Le caratteristiche di questi cereali sono le seguenti:
Il risoè sicuramente l’alimento gluten free più consumato al mondo. Si tratta di un prodotto che è coltivato praticamente ovunque, ha bisogno di molta acqua e di un clima umido per poter crescere. I chicchi di riso contengono soprattutto amido che, similmente al glutine, produce un effetto collante, senza però sviluppare alcun tipo di intolleranza. Il riso è un prodotto da molitura e la farina di riso trova molteplici impieghi non soltanto nella dieta dei celiaci.
Il mais è un prodotto relativamente recente sulle tavole europee in quanto, come è noto, è stato introdotto nel resto del mondo dopo la scoperta dell’America. La farina di mais, ovviamente, non contiene la proteina agglutinante e può essere impiegata nella preparazione di tanti piatti. Tuttavia, per effetto delle lavorazioni industriali, ai celiaci è consigliato astenersi dal pop-corn, anche se preparato con chicchi di mais.
Conosciuto anche con il nome di grano nero, il grano saraceno è una pianta erbacea. Anche se viene collocato tra i cereali non è un cereale in senso stretto ma uno pseudocereale; la definizione merceologica di cereale definisce come tale tutte quelle piante erbacee che producono frutti che, macinati, danno origine a farine utilizzabili per produrre cibi. Appartiene alla famiglia delle Polygonaceae, se ne utilizza il frutto che è una spiga composta da chicchi triangolari e di colore bruno-grigio. Questo fatto ci fa stare ancora più tranquilli, in quanto la presenza di glutine è sicuramente scongiurata. Tra le numerose qualità del grano saraceno c’è anche quella di essere un alimento ricco di ferro, zinco e selenio e perciò molto utile per combattere il diabete ed è un antidoto eccezionale contro le emorragie.
Altra pianta erbacea è il miglio, che appartiene comunque a un raggruppamento di cereali, detto cereali minori. È utilizzato soprattutto per produrre farine e semoline, trova un grande impiego nella cucina macrobiotica. Contiene inoltre sali minerali, fibre e le stesse quantità di proteine del grano. In combinazione con la gomma arabica diventa un ottimo lievitante, ed è utilizzato nelle diete per celiaci nei prodotti da forno.L’amaranto, a sua volta, è una pianta che proviene dal Centro America, non contiene glutine ed è catalogata come pseudocereale.È tuttavia ricco di proteine ed ha un altissimo valore biologico per la quantità di amminoacidi che contiene. È ricco di calcio, fosforo, magnesio e ferro, contiene fibre e per questo è molto utile nella digestione e per le funzioni intestinali. È usato spesso nello svezzamento dei neonati e per le persone che hanno difficoltà ad affrontare una normale digestione.
Anche la quinoa ha origine nel continente americano ed appartiene alla famiglia delle chenopodiaceae che è la stessa degli spinaci e della barbabietola. Ha un elevato apporto calorico e ricco di proprietà nutritive. Tra le sostanze che lo compongono, ci sono fibre e minerali, tra cui ferro, zinco, magnesio e fosforo, oltre a grassi insaturi.

venerdì 13 marzo 2015

Il Kamut che fa bene all’intestino....

Il kamut piace sempre più. Sempre più si parla non solo del particolare sapore (i biscotti sembrano più friabili e gli impasti un po’ più “ruvidi”) ma anche degli effetti che tale farina potrebbe – se consumata regolarmente – avere sulla salute. In particolare sono molto recenti i risultati di tre importanti studi scientifici condotti da un team di ricercatori dell’Università di Firenze, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze. Da evidenziare gli effetti positivi di una dieta a base di questo grano antico rispetto a una dieta a base di grano moderno sul rischio cardiovascolare e sui sintomi della sindrome del colon irritabile.
I risultati sono chiari: consumare regolarmente prodotti a base di grano khorasan Kamut riduce i fattori di rischio cardiovascolare come il colesterolo totale (- 4 per cento), il colesterolo LDL (- 7.8 per cento) e la glicemia (- 4 per cento). Gli stessi marcatori di rischio hanno subito un significativo miglioramento. Benefici poi anche nel caso della sindrome del colon irritabile: i risultati hanno mostrato che miglioravano i sintomi come l’intensità e la frequenza del dolore addominale, il gonfiore, la stanchezza, la distensione addominale e la qualità della vita. Risultati che invece non si sono avuti con i prodotti a base di grano moderno.
“Anche se molto lavoro rimane ancora da fare – dice Anne Whittaker, Dipartimento di Scienze Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Firenze -, i risultati degli studi umani sono estremamente promettenti e forniscono validi dati scientifici a supporto dei benefici ampiamenti acclamati del grano Khorasan Kamut”
E non basta. Perché del kamut è bene sapere almeno una decina di cose.
Conosciuto da tutti come kamut, in realtà si chiama grano khorasan ed è l’antenato del grano moderno. Messo da parte, dimenticato per secoli, ora sta vivendo un nuovo momento di gloria grazie alle sue caratteristiche spiccatamente bio.
Il grano khorasan Kamut è antico: è originario della zona della Mezzaluna fertile. Verso la fine della seconda guerra mondiale un pilota americano, Earl Dedman, se lo portò a casa, nel Montana, ed iniziò a coltivarlo da sé. Con Bob Quinn la svolta: nel 1964 vide ad una fiera locale questo “nuovo” tipo di grano. Con il padre iniziò a coltivarlo nella sua fattoria biologica. Negli anni ’90 registrarono il marchio: il grano khorosan è diventato per tutti kamut.
Non solo da Canada e Nord America: in Abruzzo, Basilicata e Campania si coltiva il Triticum Polonicum o grano Saragolla che è una varietà di kamut seppure non registrato.
Il grano kamut non ha subito le selezioni del grano moderno, non ha partecipato cioè alla “rivoluzione verde” che ha reso il grano più produttivo e più resistente alle aggressioni esterne. Il kamut khorosan – tutelato da kamut international – invece è rimasto come quello originale: puro, unico e autentico, come previsto da un rigido disciplinare che ne tutela la produzione secondo le regole dell’agricoltura biologica.
Questo antico cereale ha un contenuto proteico e minerale mediamente elevato. In particolare è ricco di selenio, zinco e magnesio. Rispetto al grano comune ha maggior quantità di potassio e magnesio.
Una ricerca del 2011 ha dimostrato che il pane preparato con il kamut contiene quantità di selenio dieci volte superiori rispetto a quello preparato col grano di frumento integrale. Maggiore anche il contenuto di caratenoidi. Da aggiungere anche l’elevata presenza di vitamina E: 30 per cento in più rispetto alla farina di frumento.
L’elevata presenza di selenio nella farina di kamut la rende un alimento importante in chiave anti invecchiamento. Addirittura bastano 2 o 3 porzioni al giorno di un alimento a base di kamut per il raggiungimento della razione giornaliera raccomandata di selenio, oligoelemento che agisce sulla riduzione della formazione dei radicali liberi.
Uno studio pubblicato sul British Journal of Nutrition ha dimostrato che una dieta a base di prodotti fatti con grano khorosan kamut aumenta l’attività antinfiammatoria nel corpo rispetto a una dieta a base di frumento moderno. In particolare secondo lo studio, dopo il consumo di prodotti a base di gran antico, i pazienti hanno sperimentato un significativo miglioramento nella portata e nella gravità dei sintomi legati all’intestino irritabile (gonfiori, dolori addominali).
Il kamut è un cereale che contiene glutine e come tale è sconsigliato alle persone affette da celiachia. Secondo uno studio in via di pubblicazione può essere invece consumato da chi ha una sensibilità al glutine.
Il consumo regolare, come dimostra uno studio dell’Università di Firenze, ha importanti effetti sulla riduzione dei rischi cardiovascolari. Migliorano anche i marcatori di rischio.

Curcuma, la spezia giallo oro......

Ormai è certo: la curcuma, la famosa spezia orientale giallo oro, non può proprio mancare nella dispensa. Perché gli studi scientifici che provano i suoi miracolosi effetti nella cura e nella prevenzione di molti disturbi non si contano più. Non è un semplice insaporitore di cibi: contiene curcumina che, oltre a dare alla spezia il colore giallo, è stata oggetto di tantissime ricerche. Da queste è emerso che ha una potente azione antiossidante e antinfiammatoria (addirittura paragonabile, secondo alcuni studi, a quella del cortisone). Non è tutto: una recente ricerca dell’Università di Louisville, pubblicato sulla rivista Cancer prevention research, ha dimostrato che è in grado di inibire la riproduzione delle cellule tumorali nella mammella. Dunque la curcuma è stata collegata anche a una serie di benefici per la salute, compresa la riduzione del danno dell’infiammazione e dell’ossidazione in grado di produrre malattie croniche tra cui il diabete, le malattie cardiache e il cancro, promuovere una sana perdita di grasso; promuovere la salute del fegato, e ridurre il rischio di malattie cardiache.....

domenica 15 febbraio 2015

I mirtilli della salute.

I mirtilli della salute......

 

Una coppetta di mirtilli al dì può contenere il segreto per mantenere il cuore sano: una piccola porzione al giorno di questi frutti, infatti, abbassa la pressione del sangue e difende l’elasticità dei vasi sanguigni, due parametri importantissimi per la salute del cuore.

I mirtilli sono un frutto molto “apprezzato” dai nutrizionisti che li consigliano per il loro elevato contenuto in antiossidanti. In passato il consumo di grosse quantità di mirtilli è stato associato a una riduzione del rischio cardiovascolare, ma si tratta di quantitativi di mirtilli (fino a 250 grammi al dì) così elevati che è inverosimile sostenere un simile consumo sul lungo periodo. Questo nuovo studio ha voluto verificare l’efficacia di quantità marcatamente più basse di mirtilli ed ha coinvolto donne da poco entrate in menopausa, una fase delicata in cui il rischio cardiovascolare aumenta inevitabilmente. Queste donne presentavano infatti già un problema di pressione alta.
Dopo aver misurato la pressione di ciascuna, per otto settimane i ricercatori hanno chiesto a metà del campione di consumare appena 22 grammi di estratto di mirtillo in polvere pari a una coppetta di mirtilli freschi. L’altra metà doveva assumere 22 grammi placebo. Tutte le partecipanti nel frattempo dovevano mantenere invariata la propria routine in fatto di dieta e attività fisica.
Ebbene alla fine del periodo di osservazione coloro che avevano assunto estratto di mirtillo vedevano ridotta la propria pressione e le pareti delle loro arterie erano divenute più elastiche, segno di buona salute. Inoltre nel loro sangue era cresciuta del 68% la concentrazione di ossido di azoto, un vasodilatatore importantissimo per la salute cardiovascolare.
Insomma, a giudicare da questi risultati bastano pochi mirtilli al giorno per proteggere il cuore.

venerdì 6 febbraio 2015

Il vino rosso ci aiuta a restare giovani.

Il vino rosso ci aiuta a restare giovani.....

 l vino rosso, se consumato senza eccessi, ci aiuta a restare giovani. Il merito, ci dice oggi la scienza, è di una molecola chiamata resveratrolo: un ingrediente “miracoloso” capace di stimolare un antico meccanismo di difesa selezionato dall’evoluzione che protegge le cellule umane dai danni genetici. Un paio di bicchieri di vino rosso, in sostanza, hanno un effetto protettivo contro lo stress e producono effetti benefici sulla salute.

A rivelare qualità e meccanismi del resveratrolo è stato un gruppo di ricercatori coordinati da Mathew Sajish dello Scripp Institute, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Questo composto induce infatti una potente risposta contro lo stress nelle cellule umane, che ha radici molto antiche dal punto di vista dell’evoluzione.
Il resveratrolo è prodotto da uva, semi di cacao e altre piante in risposta allo stress, come infezioni, siccità e radiazioni ultraviolette. In passato ha attirato l’interesse della scienza e del grande pubblico perché potenzialmente capace di allungare la vita, prevenire il diabete nei topi obesi e aumentare la resistenza. Recentemente i ricercatori ne hanno contestato i benefici per la salute, dato che negli esperimenti si usavano dosi troppo alte. Ma in un recente studio si è visto che il TyrRs o enzima tRNA sintetasi (un’antica famiglia di enzimi la cui funzione primaria è aiutare a tradurre il materiale genetico in “edifici” di amminoacidi per costruire le proteine) può muoversi all’interno del nucleo della cellula in condizioni di stress, svolgendo un ruolo protettivo.
I ricercatori dello Scripp Institute hanno visto che il resveratrolo sembra avere un’azione simile. Così in questo nuovo studio hanno messo TyrRS e resveratrolo insieme, dimostrando che il resveratrolo imita questo enzima e attiva la proteina Parp-1, la maggiore risposta allo stress nonché fattore di riparazione del dna. “Sulla base di questi risultati – conclude Sajish – si può pensare che un moderato consumo di un paio di bicchieri di vino rosso dia la quantità di resveratrolo sufficiente per indurre i suoi effetti protettivi”.

giovedì 5 febbraio 2015

Gli alimenti ricchi di fibre...

Gli alimenti ricchi di fibre.....

 

Conoscere quali sono gli alimenti ricchi di fibre e sapersi orientare fra questi cibi, per utilizzare i migliori, è molto importante per il nostro benessere. In effetti, le fibre sono essenziali soprattutto per garantire la regolarità intestinale e quindi per combattere la stitichezza e per normalizzare i livelli di zucchero e di colesterolo nel sangue. Quest’ultima funzione è svolta in modo particolare da quelle solubili, che si distinguono da quelle insolubili, le quali hanno la tendenza ad assorbire l’acqua. Ecco perché queste fibre sono utili per i diabetici. La maggior parte dei vegetali contiene sia l’uno che l’altro tipo. Scopriamo l’elenco dei generi alimentari da non trascurare.
Gli ortaggi
Gli ortaggi rientrano sicuramente nella lista degli alimenti che dobbiamo tenere in considerazione, se vogliamo assicurare al nostro organismo la giusta quantità di fibre, di cui ha bisogno. In particolare una fonte molto importante di queste sostanze è costituita dai piselli.
Una porzione può contenere fino a 400 grammi di fibre, soprattutto se li consumiamo freschi nel corso dei mesi estivi piuttosto che ricorrere a quelli in scatola, nei quali sono aggiunti sale e conservanti.
Anche le cipolle sono indispensabili. Tra le fibre che esse contengono c’è l’inulina, che aiuta ad abbassare l’ipercolesterolemia. Inoltre, visto che promuove la regolarità dell’intestino, rappresenta un’ottima forma di prevenzione delle emorroidi.
Gli ortaggi più ricchi sono i carciofi e i legumi. In questi ultimi, ogni 100 grammi di prodotto garantiscono dai 10 ai 17 grammi di fibre.
La frutta
Buona da mangiare anche per i bambini, la frutta dovrebbe rientrare pienamente nel nostro regime alimentare quotidiano. Da privilegiare soprattutto le mele, che contengono circa 4 grammi di fibre. Le mele possono essere mangiate anche a colazione o come spuntino pomeridiano. Inoltre possono essere inserite in vari piatti. Ricordiamoci che ci fanno stare meglio anche quando ci troviamo in convalescenza, per esempio dopo aver affrontato un’influenza.
E poi i kiwi, che sono fondamentali anche per la vitamina C. Contengono 2 o 3 grammi di fibre e dovrebbero essere consumati anche sotto forma di frullati o di macedonia. Per quanto riguarda la frutta secca, non dimentichiamo che in ogni 30 grammi di mandorle ci sono circa 4 grammi di fibre. Esse hanno un ruolo importante anche per rifornire il corpo di proteine in alternativa anche alla carne nella dieta vegetariana e vegana.
I cereali
Nei cereali troviamo da 2,5 a 22 grammi di fibre per 100 grammi di prodotto. Sono da privilegiare certamente le crusche, ma non vanno trascurati nemmeno altri prodotti forse meno conosciuti, ma comunque importantissimi. Possiamo citare, a questo proposito, ad esempio, il bulgur, molto usato in Medio Oriente. E’ formato da frammenti di chicchi di frumento e di grano duro germogliato, che vengono cotti a vapore e lavorati. Il tutto si può mangiare come piatto simile alle insalate di riso.
Qualche problema può essere rappresentato per chi soffre di celiachia o di intolleranza al glutine, di cui sono ricchi i cereali. E’ però da tenere presente che esistono diversi prodotti senza glutine, che possono essere consumati tranquillamente, senza incorrere in carenze di fibre.
In questo senso possono rappresentare un punto di riferimento il riso, il mais, il miglio, l’amaranto, la quinoa e il grano saraceno. D’altronde una dieta con alimenti ricchi di fibre è importante, per prevenire la formazione dei diverticoli e per evitare che essi si infiammino.
In gravidanza le fibre apportano molti benefici. Aiutano a svuotare l’intestino, per lasciare nell’addome lo spazio vuoto per il bambino, alleviano il gonfiore e assicurano vitamine e sali minerali, fondamentali per uno sviluppo corretto del feto.

mercoledì 4 febbraio 2015

Avocado parte di una dieta cardiologicamente sana...

Avocado parte di una dieta cardiologicamente sana.....

 

Mangiare un avocado al giorno, come parte di una dieta cardiologicamente sana, ipocolesterolemizzante e a moderato contenuto di grassi, può aiutare a ridurre i livelli di colesterolo “cattivo” nei soggetti obesi ed in sovrappeso.
Questo è il risultato di uno studio (J Am Heart Assoc online 2015, pubblicato l’8 gennaio) che ha valutato gli effetti dell’avocado sui fattori di rischio tradizionali ed innovativi, dove sono stati sostituiti gli acidi grassi saturi presenti in una dieta media con acidi grassi insaturi degli avocado stessi.
La concentrazione “colesterolo cattivo” LDL, rispetto alla dieta media, è risultata notevolmente ridotta dopo il consumo di una dieta a moderato contenuto in grassi che includa l’avocado. Le LDL sono risultate ridotte anche con lo stesso tipo di dieta senza avocado, o con una dieta a basso contenuto di grassi, ma in misura ridotta. Gli altri elementi che sono risultati favorevolmente influenzati dalla dieta con avocado, comprendono colesterolo totale, trigliceridi, colesterolo non-HDL ed altro ancora. Questi elementi sono tutti considerati fattori di rischio cardiometabolico in modi indipendenti dagli effetti cardiologici degli acidi grassi.
Negli USA come in Europa gli avocado non sono ancora un alimento molto diffuso e possono risultare costosi, soprattutto in alcuni periodi dell’anno; inoltre, molte persone non sanno come incorporarli nelle proprie diete se non con il tipico guacamole della cucina messicana. Gli avocado, però, possono essere mangiati anche in insalata, con verdure, nei tramezzini o con altri alimenti proteici magri come pollo o pesce, o anche da soli durante un aperitivo.
Oltre agli acidi grassi monoinsaturi, gli avocado possono anche fornire altre sostanze bioattive che hanno sicuramente contribuito ai risultati dello studio, come fibre, fitosteroli ed altro ancora. Molte diete cardiologicamente sane raccomandano la sostituzione degli acidi grassi saturi con quelli insaturi o poliinsaturi per ridurre il rischio di cardiopatie; ciò dipende dal fatto che i grassi saturi possono aumentare i livelli di colesterolo “cattivo” ed aumentare, quindi, il rischio di malattie cardiovascolari. La dieta mediterranea prevede frutta, verdura, granaglie integrali, pesci grassi e cibi ricchi in acidi grassi monoinsaturi, come l’olio di oliva extravergine e la frutta a guscio. Proprio come negli avocado, la ricerca indica che questi ultimi non soltanto contengono grassi migliori, ma anche alcuni micronutrienti ed alcune componenti bioattive che possono svolgere un ruolo importante nella riduzione delle malattie cardiovascolari.
Ma stiamo parlando di frutta? Beh, sì… è difficile da credere, ma quella roba verde e succosa è frutta, non verdura — una bacca, per essere precisi. E in tutta onestà, se non ti piace devi proprio avere qualcosa che non va. Potremmo mangiarlo tutto il giorno ed esser felici – a meno che non sia cucinato caldo… allora fa abbastanza schifo. Continuate a leggere se volete capirne più di quanto non ne abbiate mai saputo, sull’avocado: ecco tutte le ragioni per cui dovreste immediatamente afferrarne uno, cullarlo, coccolarlo e ringraziarlo. E poi mangiarlo – o spalmarvelo in faccia.
Gli avocado sono grassi, ma nel modo giusto.
Hanno più grassi che qualsiasi altro tipo di frutta, ma questo non deve fermarvi! Gli avocado sono pieni di grassi monoinsaturi incredibilmente benefici. È il tipo migliore di grasso, perché fa bene al cuore. Ancora scettici? Fatevelo spiegare dall’American Heart Association, il perché:
“Aiutano a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, riducendo il rischio di malattie cardiache e infarti. Inoltre forniscono sostanze nutrienti e aiutano a preservare le cellule del corpo. I grassi monoinsaturi sono anche solitamente ricchi di vitamina E, un antiossidante di cui gran parte degli americani ha grande bisogno”.
Sì, avete capito bene. È pieno di grassi che fanno bene al corpo. Fermati, cuore mio.
C’è chi lo chiama la “pera dell’alligatore”.
Perché la sua buccia rugosa ricorda le squame di un alligatore, e la sua forma fa pensare a quella di una pera. In più, quando lo apri, ricorda un po’ l’occhio di un alligatore.
Mangiare avocado aiuta a regolare la pressione sanguigna.
Gli avocado sono pieni di magnesio e potassio, entrambi d’aiuto nel regolare la pressione sanguigna. L’avocado ti regala più magnesio di venti altri tipi di frutta, inclusi banana, kiwi e fragola.
L’avocado si spalma bene sul pane.
Lasciate perdere il burro, la marmellata, la maionese e il burro di noccioline. Avete mai mangiato un sandwich all’avocado? È il meglio. In più, ti becchi oltre venti sostanze nutrienti se lo infili in un toast a colazione.
Il guacamole è la salsina più salutare, e la migliore.
Trucchetto: a differenza di quanto si dice in giro, non è l’aggiunta di un nocciolo d’avocado a far conservare meglio il guacamole. Il vero trucco è aggiungere lime e succo di limone in abbondanza. È l’ossigeno che lo fa diventare marrone — mentre lime e limone lime ne rallentano l’ossidazione.
Esiste anche l’olio di avocado, e pare che faccia meraviglie per il tuo corpo.
L’olio di avocado somiglia all’olio d’oliva. Ma quando lo usi per cucinare, potrebbe aiutarti a combattere contro le malattie cardiache, il cancro e i segni dell’invecchiamento. Una ricerca messicana ha indicato che quell’olio ha il potere di combattere alcune molecole d’ossigeno “cattive”, quelle che tendono a distruggere le membrane cellulari, le proteine e lo stesso DNA. Sei un salvezza, olio d’avocado!
Gli avocado sono come il Botox, ma costano molto meno.
Esatto, gli avocado non sono solo cibo. Un avocado può essere un ottimo idratante, curare le scottature prevenendo le irritazioni, e perfino aiutare a ridurre le rughe. Provate con questa facile maschera per impedire alle rughe di formarsi, e per idratare la pelle secca: mischiate miele, yogurt e un avocado insieme, e spalmatevela in faccia. Beh, a Kim Kardashian piace.
Gli avocado sono ricchi di fibre.
Se ti sei stufato delle alternative, prova con gli avocado per garantirti la tua dose di fibre quotidiana. Ci sono ben 10 grammi di fibra in un avocado di medie dimensioni, insolubile per il 75% (ossia la parte che accelera la digestione), e solubile per il 25 (cioè la parte che ti sazia).
Gli avocado aiutano il tuo corpo ad assorbire le sostanze nutrienti di altri alimenti.
Secondo una ricerca quando si aggiunge l’avocado nell’insalata, l’assorbimento del beta-carotene delle carote aumenta di quasi 14 volte, mentre quello dell’alfa-carotene nella lattuga aumenta di oltre 4 volte, se confrontato con la medesima insalata priva di avocado. La spiegazione sta nel fatto che i grassi monoinsaturi dell’avocado aiutano il corpo ad assorbire meglio i carotenoidi fitonutrienti grasso-solubili.
Gli avocado possono prendere il posto (più sano) del burro nel forno.
Se stai cercando di mangiare sano, puoi sostituire il nostro super-frutto al burro in tante ricette. Sia i biscotti con scaglie di cioccolato che il pane alla banana risultano deliziosi quando vengono preparati con l’avocado.